Quando il poliziotto diventa startupper. La storia di KeyCrime
di Chiara Scovacricchi Contributor di startupmagazine.it |

La capacità di calcolo della startup può elaborare fino a 11 mila variabili per ogni reato dando concretezza alla teoria di predictive policing (previsione di dove accadranno i futuri reati).
Così oggi Mario ha deciso di fare di questa sua geniale intuizione un lavoro, lascia il primo piano di via Fatebenefratelli a Milano, abbandona volanti, vetri e neon, e diventa imprenditore.
“Lasciando la Polizia lascio una famiglia” dichiara il poliziotto in un recente post su Facebook, perché da qualche giorno è “soltanto” l’Amministratore Delegato della società che sta sviluppando il KeyCrime e che lo lancerà sul mercato.
Questo sistema utile e smart, negli ultimi, è stato adocchiato da università inglesi e americane e non solo. I grandi media internazionali (da Bloomberg a Hbo) sono arrivati in Italia per vederlo in funzione e si è addirittura palesato un fondo di investimenti pronto a immettere capitali per costruire un’impresa intorno al suo sviluppo. “KeyCrime è di proprietà del suo inventore” -spiega Venturi- “e la questura di Milano l’ha avuto e sempre lo avrà in “comodato d’uso”.
Così continuerà ad essere anche con l’aggiornamento e le nuove versioni. “Perché la questura è la mia famiglia” conclude.